ARCHA: UN’H IN PIÙ CHE “FA LA DIFFERENZA”

CHI SIAMO

Nella ricchezza del nome la profondità dello sguardo.

“Archa” è un nome nuovo rispetto a quello ben conosciuto di “arca”, utilizzato da comunità, cooperative, scuole, case editrici, ecc., un nome sbocciato dalla contaminazione feconda di due parole: arca e arché (il “principio”, in lingua greca); il possibile gioco di parole tra questi due temi era già stato intuito da Edgar Morin.

Così ce ne parla Olivier Clément in Riflessioni sull’uomo (ed. Jaca Book, Milano, 1991, p. 123):

«Come non aver bisogno di una terra, di una arché, di un’arca, per essere se stessi in tutto ciò che simultaneamente rallegra e minaccia? La sensazione che la vita moderna minaccia l’uomo di astrazione lo allontana dall’elementare, trasforma il cittadino in nomade del vuoto, conduce a una ricerca (nel senso della ricerca del santo Graal) di un principio arcaico in cui l’uomo ritroverebbe le proprie radici nell’originale. C’è come una spinta “neo-arcaica” nel senso forte del termine greco arché in cui vi è del fondamentale, del primitivo e dell’ideale. La “ricerca” viene condotta attraverso il cosmo e il passato. Essa è anche quella dell’arca, contemporaneamente arca di Noè nel diluvio tecnologico ed arca di alleanza in una civiltà senza risorse; “ricerca” di un luogo di silenzio e di bellezza in cui la pazienza amorevole delle generazioni ha dato un volto alle pietre. La bellezza diviene l’espressione di un’alleanza con il mistero attraverso la mediazione di una terra e della sua storia».

In La rivolta dello Spirito il medesimo Autore scrive:

«Siamo chiamati a testimoniare che il cristianesimo è la religione della persona, della comunione, della libertà, della trasfigurazione della terra; a smascherare gli idoli e restituire agli uomini la memoria dell’eternità, l’altro come icona e come volto, la materia come sacramento; a far nascere da una tradizione viva delle opere di autentica bellezza; a cercare concretamente le vie che comunichino la vita e trasformino in fede l’angoscia che tormenta il cuore degli uomini. Per evitare che una società muoia di asfissia occorre che esistano dei “luoghi per rinascere”, luoghi in cui si respira lo Spirito e si celebra la simbolica dell’eternità, in cui è possibile “diventare ciò che si è”».

Ora, noi conosciamo il Nome del vero principio/arché: è Gesù Cristo, il Verbo del Padre che è «In principio» (Gv 1,1), «L’Alfa e l’Omega, Colui che è, che era e che viene, l’Onnipotente… il Primo e l’Ultimo e il Vivente» (Ap 1,8.17-18); «Per mezzo di lui e in vista di lui» tutto esiste (Col 1,16); «In nessun altro c’è salvezza» (At 4,12).

Sappiamo pure che l’arca di Noè non è solo una nave dalle dimensioni improbabili, protagonista di un racconto mitologico d’altri tempi; essa è lo scrigno perenne della salvezza, della comunione e della misericordia, dove Dio ha voluto custodire il germe buono e bello della Sua creazione, in mezzo all’immenso oceano del caos.

L’arca è anche il forziere d’oro che conteneva i pegni dell’Alleanza di Dio con Israele (le tavole della Legge, il bastone di Mosè, la manna del deserto), e il cui coperchio costituiva il trono del «Signore degli eserciti, che siede sui cherubini» (1 Sam 4,4).

Per i Padri, l’arca è figura sia del battesimo purificatore che della croce di Gesù, e perciò anche della Chiesa (cfr. S. Agostino: «L’arca è immagine della città di Dio pellegrina in questo mondo, cioè della Chiesa, che è salvata mediante il legno sul quale fu appeso il mediatore fra Dio e gli uomini, l’uomo Cristo Gesù»).

Tutte queste immagini si incontrano e si fondono in Maria Vergine, la foederis arca, il cui grembo è divenuto ricettacolo umano del Redentore del mondo.

Tale molteplicità di significati vuole esprimere la profondità con la quale Archa si volge al mondo: quella di chi, ovunque, sa scorgere il Volto amato di Colui dal quale proviene ogni Bellezza.

I nostri loghi

DESCRIZIONE LOGHI ASSOCIAZIONE CULTURALE ARCHA

Il logo dell’Associazione culturale Archa racchiude in sé una simbologia molteplice e ricca di riferimenti biblici. Dal punto di vista grafico, l’immagine in campo rosso è una elaborazione del nome di Gesù posto da santa Teresa d’Avila all’inizio del suo manoscritto del Cammino di perfezione: JHS. Si tratta di un’abbreviatura che si trova nei manoscritti delle più antiche traduzioni della Bibbia in greco (a partire dal III sec.) e che poi è passata al latino: ΙΗΣ (IES) per ΙΗΣΟΥΣ (IESOUS).

La forma che questa sigla ha assunto nel logo è quella di un’imbarcazione che ricorda, al tempo stesso, tutti i seguenti elementi:

  • l’Arca dell’Alleanza, nella quale il popolo di Israele custodiva le tavole dei Dieci Comandamenti consegnati da Dio a Mosè sul monte Sinai (v. libro dell’Esodo cap. 25)
  • l’Arca di Noè (v. libro della Genesi, cap. 14)
  • La Croce di Cristo (che nella sigla scritta da santa Teresa sormonta la eta maiuscola)
  • La Chiesa, che è la barca di Pietro
  • La Vergine Maria, la vera foederis Arca (cioè Arca dell’Alleanza) perché ha ospitato nel suo grembo Gesù, cioè Colui che è la nuova ed eterna alleanza tra Dio e gli uomini.

Il logo delle Edizioni Archa – utilizzato specificamente per l’attività commerciale dell’Associazione – è costituito da un rettangolo con la scritta rossa “Archa” in campo bianco, all’interno di una doppia cornice sulle tonalità dell’ocra gialla. “Archa” è un nome che nasce dalla contaminazione di due parole: arca e arché (il “principio”, in lingua greca).

Il Nome del vero principio/arché è Gesù Cristo, il Verbo del Padre che è «In principio» (Gv 1,1), «L’Alfa e l’Omega, Colui che è, che era e che viene, l’Onnipotente… il Primo e l’Ultimo e il Vivente» (Ap 1,8.17-18).

L’arca di Noè non è solo una nave dalle dimensioni improbabili, protagonista di un racconto mitologico d’altri tempi; essa è lo scrigno perenne della salvezza, della comunione e della misericordia, dove Dio ha voluto custodire il germe buono e bello della Sua creazione, in mezzo all’immenso oceano del caos. L’arca è anche il forziere d’oro che conteneva i pegni dell’Alleanza di Dio con Israele: le tavole della Legge, il bastone di Mosè, la manna del deserto. Per i Padri, l’arca è figura sia del battesimo che della croce di Gesù, e perciò anche della Chiesa (cfr. S. Agostino: «L’arca è immagine della città di Dio pellegrina in questo mondo, cioè della Chiesa, che è salvata mediante il legno sul quale fu appeso il mediatore fra Dio e gli uomini, l’uomo Cristo Gesù»). Tutte queste immagini si incontrano e si fondono infine in Maria Vergine, la foederis arca, il cui grembo ha ospitato il Redentore del mondo.

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